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"L'informazione". Il violento cinismo di Martin Amis

  • Immagine del redattore: Giorgia Valt
    Giorgia Valt
  • 31 lug 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Se pensavate che i libri fossero una consolazione da travagli quotidiani, vi sbagliavate. “L’informazione” di Martin Amis è unsuicidio emotivo in piena regola, e vi farà sputare sangue. L’intento primario del romanzo è quello di svelare gli intrighi e le rivalità letterarie tra gli scrittori contemporanei, in una chiave sprezzante e dalle tinte violente; romanzo che ha fruttato all’autore una bella sommetta e l’odio dei suoi connazionali. La trama ruota attorno al rapporto tra due scrittori: Richard sogna la caduta dell’amico Gwyn, scrittore come lui, ma travolto da un successo strepitoso. Il romanzo racconta dell’evoluzione del loro rapporto, dipingendo le manie e le follie di entrambe le parti; mano a mano, lo scopo di vita di Richard diventa quello di distruggere l’amico, intento che sistematicamente si ritorce contro di lui in maniera grottesca e disarmante. Amis, oltre ad essere uno scrittore assolutamente sui generis, è anche un uomo particolare. Basti soltanto dire che non è mai stato visto sorridere pubblicamente per via di una ossessione per la sua dentatura, a suo dire. Non si è mai fatto scrupoli a licenziare agenti e a inimicarsi colleghi: pare infatti che la vicenda raccontata ne “L’informazione” sia frutto di un’esperienza personale. Questo suo cinismo viene riportato appieno nei suoi romanzi: lo stile dei suoi lavori è sempre tagliente da far male, i suoi personaggi sono degli ammassi informi di drammi, dolore, perversione e malvagità. A partire dal suo romanzo d’esordio, “Il dossier Rachel”, scritto all’età di ventiquattro anni, si può vedere cosa diventerà la penna di Amis. Si tratta di un lavoro ancora immaturo, dalle tinte sarcastiche, in cui si intravede solamente il fallimento del protagonista: “Il dossier Rachel” non mostra ancora la brutalità dei romanzi successivi, che si divertono invece a prendere a calci in faccia il lettore. “London Fields”, il suo lavoro più celebre che ha ispirato anche un film, è decisamente l’apice del suo intento narrativo: una trama originale e meravigliosamente statica mette in moto dei personaggi che si possono solo definire schifosi. Perché allora “L’informazione” fa così male? Questo è un libro che parla del fallimento. Del fallimento personale, familiare, lavorativo, universale. Ogni cosa in questa storia fallisce miseramente, e noi possiamo essere solo spettatori di questa disfatta cosmica che investe anche il nostro essere. Noi siamo destinati all’invidia, alla furia, al dolore e alla frustrazione come ogni personaggio che vive questo romanzo. E pagina dopo pagina, non stiamo più leggendo la storia di Richard e Gwyn, ma stiamo leggendo la storia della vita di ognuno. Sprofondiamo in un cinismo che gioisce di se stesso e dal quale non ci riprenderemo mai più. Le storie di Amis ruotano tutte attorno a questa tematica universale. Nel gioco delle parti, ogni personaggio viene mosso dalla vicenda, e anche quelli armati dalle migliori intenzioni, anche quelli che sembrano salvi dalla corruzione, alla fine sprofondano assieme a tutto il resto, e marciscono nella malattia umana. “Le città di notte contengono uomini che piangono nel sonno, poi dicono Niente. Non è niente. Solo un sogno triste. O qualcosa del genere… Passa rasente sulla nave del pianto, con i radar delle lacrime e le sonde dei singhiozzi, e li scoprirai. Le donne

– e possono essere mogli, amanti, muse macilente, pingui nutrici, ossessioni, divoratrici, ex, nemesi – si svegliano, si girano verso questi uomini e domandano, con femminile bisogno d sapere: – Che cosa c’è? E gli uomini dicono: – Niente. No, non è niente davvero. Solo un sogno triste. Solo un sogno triste. Ma certo. Solo un sogno triste. O

qualcosa del genere.” E questo era solo l’incipit. Leggete questo libro: è una bomba che ti esplode in mano.


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