top of page

Una trappola testuale. Breve lezione di narratologia.

  • Immagine del redattore: Giorgia Valt
    Giorgia Valt
  • 10 set 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

Ogni tanto mi piace anche parlare delle cose che ho imparato, e oggi voglio parlare di una novella molto particolare. Eco la analizza approfonditamente alla fine del suo "Lector in fabula", testo che penso sia immancabile nella biblioteca di chiunque voglia scrivere per davvero.

"Un drame bien parisien", scritto da Alphonse Allais nel 1890 per la rivista "Le chat noir". Purtroppo ho dovuto leggere la novella in traduzione del momento che il mio francese non è abbastanza buono da permettermi di comprendere il testo interamente.

_____________________________________________________________________________________________

Capitolo 1

Dove si fa la conoscenza di un Signore e una Signora che avrebbero potuto essere felici, senza i loro eterni malintesi.

Ha saputo sceglier bene, il cliente!

Rabelais

All’epoca in cui comincia questa storia, Raoul e Marguerite (un bel nome per gli amori) erano sposati da circa cinque mesi. Matrimonio d’inclinazione, beninteso. Una meravigliosa sera Raoul sentiva cantare a Marguerite la graziosa romanza del colonnello d’Herville:

L’averse, chère à la grenouille,

Parfume le bois rajeuni.

…Le bois, il est comme Nini.

Y sent bon quand y s’débarbouille.

Raoul, voglio dire, aveva giurato a se stesso che la divina Marguerite (Diva Margarita) non sarebbe appartenuta a nessun altro che a lui. Avrebbe potuto essere la più felice di tutte le coppie di sposini, senza il brutto carattere dei coniugi. Per un sì, per un no, crac! un piatto rotto, una sberla, una pedata nel sedere. Dopo il trambusto, Amore fuggiva sconsolato, aspettando all’angolo di un grande parco l’ora sempre vicina della riconciliazione. Allora erano innumerevoli baci e carezze senza fine, tenere e sapienti, e ardori infernali. C’è da credere che quei due porcellini litigassero solo per avere la possibilità di riconciliarsi.

Capitolo II

Semplice episodio, che, senza ricollegarsi direttamente alla storia, fornisce alla clientela un’idea sul modo di vivere dei nostri eroi.

Amour en latin faict amor.

Or donc provient d’amour la mort

Et, par avant, soulcy qui mord,

Deuils, plours, pièges, forfaitz, remord…

Blason d’amour

Eppure, un giorno, fu peggio del solito.

Una sera, in effetti. Erano andati al Théâtre d’Application, dove davano, tra gli altri, L’Infidèle di Porto-Riche.

Quando ti sarai stancata di squadrare Grosclaude, ringhiava Raoul, fammelo sapere. E tu, ribatteva Marguerite, quando avrai esplorato Mademoiselle Moreno palmo a palmo, passami gli occhialini. Cominciata così, la discussione non poteva che sfociare nelle più deprecabili violenze reciproche. nella carrozza che li riportava a casa, Marguerite si divertì a pizzicare l’amor proprio di Raoul come fosse un vecchio mandolino fuori uso. Nemmeno il tempo di mettere piede in casa che i due belligeranti erano già in posizione: la mano sollevata, lo sguardo torvo, i baffi tali e quali a quelli di un gatto furente, Raoul mosse verso Marguerite che già stava tenendosi alla larga; la poveretta fuggì, agile e scattante come un cervo dei boschi; Raoul fece per catturarla; a quel punto, il lampo di genio del terrore supremo folgorò il cervellino di Marguerite.

Voltandosi di scatto, si gettò tra le braccia di Raoul gridando: Ti prego, mio piccolo Raoul, difendimi!

Capitolo III

Dove i nostri si riconciliano alla maniera in cui io, a voi che vi credete tanto furbi, auguro di riconciliarvi tutte le volte.

“Hold your tongue, please!”

………………………………………………………….

………………………………………………………….

………………………………………………………....

Capitolo IV

Dove si potrà constatare che la gente che s’impiccia di ciò che non la riguarda farebbe molto meglio a starsene tranquilla.

È davvero incredibile come il mondo si sia incattivito, oggigiorno!

Parole della mia portiera nella mattinata di lunedì scorso

Un giorno Raoul ricevette il seguente messaggio:

“Se una volta per caso voleste vedere vostra moglie di umore allegro, andate giovedì al ballo degli Incoerenti, al Moulin-Rouge. Lei sarà lì in maschera, travestita da piroga congolese. A buon intenditor… Ossequi! Un amico”

Lo stesso giorno Marguerite ricevette il seguente messaggio:

“Se una volta per caso voleste vedere vostro marito di umore allegro, andate giovedì al ballo degli Incoerenti, al Moulin-Rouge. Lui sarà lì in maschera, travestito da templare fine secolo. A buon intenditor… Ossequi! Un’amica”

Queste missive non caddero nell’orecchio di due sordi. Dissimulando amorevolmente i loro progetti, quando venne il fatal giorno: Mia cara, disse Raoul con il tono più innocente di cui fu capace, purtroppo mi vedo costretto a lasciarvi sola fino a domani; affari della più grave importanza mi richiamano a Dunkerque. Capita al momento opportuno, rispose Marguerite con squisito candore, ho appena ricevuto un telegramma da mia zia Aspasie, che terribilmente malata mi richiama al suo capezzale.

Capitolo V

Dove si osserva la gioventù sconsiderata di oggi volteggiare nei più illusori ed effimeri godimenti invece di aspirare all’eternità.

Ma io voglio vivere: la vita è così bella!

Auguste Marin

I commenti del Diable boiteaux erano stati unanimi nell’affermare che il ballo degli Incoerenti di quell’anno era insolitamente sfavillante. Un sacco di spalle e gambe niente male, senza considerare il resto.

Due partecipanti sembravano non prendere parte alla follia generale: un Templare fine secolo e una Piroga congolese, entrambi ermeticamente mascherati. Allo scoccare delle tre del mattino, il Templare s’accostò alla Piroga e la invitò a cenare con lui. Per tutta risposta, la Piroga appoggiò la manina sul braccio possente del Templare, e la coppia si defilò.

Capitolo VI

Dove la situazione s’ingarbuglia

– I say, don’t you think the rajah laughs at us?

– Perhaps, sir.

Henry O’Mercier

Lasciateci un istante, fece il Templare al ragazzo del ristorante, vi chiameremo quando avremo deciso il menu. Il ragazzo si ritirò e il Templare chiuse rigorosamente a chiave la porta della saletta.

Poi, con un movimento improvviso, dopo essersi sbarazzato dell’elmo, strappò la maschera alla Piroga. Entrambi gettarono un grido di stupore, all’unisono, e non si riconobbero l’uno nell’altro.

Lui, non era Raoul.

Lei, non era Marguerite.

Si presentarono vicendevolmente le loro scuse, e con i favori di una bella cenetta, non ci misero molto a far conoscenza, e mi fermo qui.

Capitolo VII

Epilogo felice per tutti, tranne che per gli altri

“Buvons vermouth grenadine,

Espoir de nos vieux bataillons.”

George Auriol

Questa piccola disavventura servì da lezione a Raoul e Marguerite. Da quel momento, non litigarono più e furono perfettamente felici.

Non hanno ancora bambini, ma questo verrà.

_____________________________________________________________________________________________

Cosa è successo? Caspita, ci è sfuggito qualcosa, mentre leggevamo? Com'è possibile che il Templare e la Piroga non fossero i nostri eroi? L'autore ci ha presi in giro?

Eccome se ci ha presi in giro. E l'ha fatto talmente bene che non ce ne siamo accorti.

Drame è un testo scritto per essere letto due volte: la prima lettura presuppone un Lettore Ingenuo, mentre la seconda un Lettore Critico che interpreti il fallimento del primo. Per il lettore ingenuo, con la sua velocità di lettura sostenuta, restano in ombra tracce importanti dedicate al lettore critico, dal momento che in questo testo sono presenti tre storie: la storia di quel che accade a Raoul e Maguerite, la storia di cosa accade al lettore ingenuo e la storia di cosa accade alla novella come testo.

Alla fine del capitolo quarto, il lettore ingenuo dovrebbe sospettare che Raoul e Marguerite decidano di andare al ballo travestiti, mentre durante la lettura del capitolo quinto il lettore ingenuo dovrebbe sospettare che le due maschere che partecipano al ballo siano Raoul e Marguerite. Provate a rileggere questi due capitoli: il testo non dice assolutamente nulla che possa far sospettare che i due eroi progettino di andare al ballo, e non dice neppure che abbiano un amante. E' proprio il lettore ingenuo che si assume la responsabilità di fare false inferenze. Drame si è preso carico dei suoi possibili errori perché li ha accuratamente pianificati.

Questo dimostra che ogni testo è formato da due componenti: l'informazione provvista dall'autore e quella aggiunta dal lettore. Allais spinge il lettore a riempire il testo con informazioni che contraddicono la fabula. Certo, l'autore ha costellato il testo con elementi che invitino il lettore a colmare questi vuoti: basti solo pensare al capitolo terzo, costituito solo da puntini, che obbliga il lettore ad attivare la sua attitudine interpretativa che viene poi lasciata accesa per tutto il resto della novella. E' divertente notare che invece l'esergo esorta il lettore a "trattenere la lingua".

Come se questo non bastasse, Allais lancia una serie di elementi atti a confondere le idee del lettore; a cominciare dal "ballo degli incoerenti", per arrivare al "Templare di fine secolo" (siamo nell'800, i templari sono spariti nel 1300) e alla "Piroga congolese" (un travestimento da piroga? Davvero?).

Il punto è questo: mentre il lettore legge si domanda "chi sono questi due intrusi che mettono a repentaglio la serenità di Raoul e Marguerite?". Troppo tardi ci si accorge che la vera domanda è: "quanti sono realmente gli individui in scena?".

Penso che per chiunque scriva sia interessante rendersi conto che una storia non è fatta solo da ciò che c'è scritto. Come dice Eco, un testo narrativo è pigro per sua natura, perché lascia una serie di voragini che il lettore è invitato a colmare per comprendere l'intreccio. E con questi buchi narrativi si può giocare e stupire, così come ci ha dimostrato Allais.


Comentários


Post simili
bottom of page