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Il coma

  • Immagine del redattore: Giorgia Valt
    Giorgia Valt
  • 4 giu 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Ora non resta altro che aspettare questa è l’unica soluzione al mio problema vorrei che qualcuno chiudesse quella finestra fa freddo anche se fuori c’è il sole e tutti dicono che fa caldo mi piace sentire i rumori dell’esterno quanto tempo è che sono qui forse un paio di anni nemmeno me lo ricordo cos’è il caldo è così tanto tempo che non sento il caldo sulla pelle quel caldo meraviglioso del sole d’estate tra qualche tempo riuscirò a camminare di nuovo si spera così continua a ripetermi l’equipe viene qui tutte le settimane fa i suoi test e le domande scrive fotografa sfoglia cartelle mediche e se ne va dicendo ci vediamo settimana prossima va avanti così da tanti mesi nessuno mi ha fatto capire come sarà la mia vita nel corpo di un morto. «Figliolo, questa tua scelta va contro il volere del Signore.» «Ma perché Dio non vuole che io migliori la mia condizione di vita? Padre, io soffro ogni giorno, da quando mi sveglio a quando vado a dormire, e di notte gli incubi mi tormentano.» «Rientra tutto nel progetto divino, Viktor.» «Quale può essere il progetto per me se non riesco nemmeno ad andare al cesso da solo? Quando devo pisciare ho bisogno che qualcuno mi infili l’uccello in quell’affare. Quale progetto potrei mai portare a compimento?» «Tu non puoi capire. Nessuno di noi può.» «Bella scusa. E allora perché lei si soffia il naso quando cola, eh? Magari fa parte del progetto divino anche il suo naso pieno di muco.» «Sono due discorsi differenti, Viktor.» «E poi il mio progetto divino si realizza proprio con questo intervento. Grazie a me la scienza supera un nuovo limite tecnologico e morale.» «Non dire assurdità. Quello che vogliono farti è un’aberrazione dell’uomo voluto dal Signore.» Eccoli che se ne vanno nessuno ha capito niente nessuno mi ha detto niente e mi lasciano solo con i miei pensieri a fare i conti con quello che sto per affrontare resterò una testa resterò una testa attaccata al corpo di un morto cioè io immagino che il donatore sia morto ovviamente è morto che discorsi sono sicuramente si vedrà il segno dell’operazione della pelle diversa la carnagione diversa i punti e farà schifo ma almeno potrò camminare sarò il primo in assoluto se funziona sarò il primo e grazie a me potranno essere salvare molte persone ma io sarò una testa nel corpo di un morto non riesco a smettere di pensarci la mia testa che conosco la testa che è mia verrà incollata sul corpo di un tizio che non ho mai conosciuto e sarò grato per questo perché essere autonomo è la cosa più importante ma dovrò abituarmi a dei difetti non miei potrò mai considerare mio quel corpo? «Quindi si farà domani?» «Sì. Si sente pronto?» «…» «Non possiamo aspettare ancora. Abbiamo il donatore.» «Lo so.» «Posso mandarle su uno degli psicologi della clinica, se pensa di averne bisogno.» «Avrebbe dovuto propormelo mesi fa.» «Lei non ha mai manifestato questa necessità. Ci ha solo chiesto di contattare il suo parroco.» «Sì, ha ragione. Chiami il terapeuta: ho bisogno di parlare con qualcuno.» Sapevo che non sarei riuscito a dormire ho la mente intasata di pensieri e ripensamenti perché dovrei avere dei ripensamenti mi hanno proposto la soluzione al problema della mia vita stanno per metterlo in pratica e io ho paura non ho paura di morire quello non me ne frega niente la mia vita non è vita l’ho trascorsa tutta in un letto forse morire sarebbe meglio che tornare nel letto di casa a farmi pulire imboccare a tornare a vivere il mio coma lucido non lo so nemmeno cosa mi fa paura forse ho paura che le cose non vadano come mi sono immaginato ho paura di svegliarmi e sentirmi dire che l’operazione non è riuscita e torna tutto come prima ho paura che la mia percezione di me si riduca ad una testa cucita su un cadavere. «Ho bisogno che firmi l’ultimo modulo del consenso prima di procedere con l’operazione.» «Lei è un gran burlone.» «Perché?» «Con quali mani?» «Sì. Mi scusi. L’abitudine del lavoro. Sono nuovo.» «Non si presenta bene.» «Sì, lo immagino.» «È mio fratello che firma le carte: dovrebbe essere in sala d’aspetto o ai distributori automatici. Fuori a fumare.» «Manderò qualcuno a cercarlo.» «Grazie.» «Come si sente?» «Non me lo chieda, la prego.» «Sa come si svolgerà l’intervento?» «Non mi interessa. So solo che durerà molto tempo.» «Trentasei ore.» «Non mi dica altro. Vada a cercare Mikael, ora.» Cazzo. Cazzo che sapore di merda. Dove sono? L’intervento. Sono vivo. Chi è? Non riesco a vederti. Ho la gola secca non riesco a vedere chi sei avvicinati non ti sento. Non lo so non lo so come mi sento. Non riesco a muovere niente la mia bocca non si muove nemmeno gli occhi. Avete sbagliato pezzi di merda ora starò in coma per sempre. Riesco a deglutire la gola brucia.

L’operazione non ha funzionato.

Prima non potevo muovermi ora non riuscirò nemmeno a parlare merda.

Starò in coma per sempre.

«Dicono che per molto tempo non riuscirò a muoverti.»

Non ci riuscirai mai. Io non sono te.

«Lo so. Dovremo imparare a convivere.»

Rigetterò la tua testa e tu morirai. Tu non sei me.

«Sarò rimasto solamente una testa, ma sono io che qui detto le regole. Tu dovrai muoverti come e quando decido io.»

Il tuo cervello deve riformare le sinapsi, è così che ti hanno detto? Sei solo una testa, eppure sei stupido come se fossi rimasto solo un piede. Non lo capisci che ti stanno prendendo per il culo? Tu sei rimasto solo una testa; almeno prima eri una persona intera. Io non sono te.

«Se muoio io, moriamo assieme.»

Io sono già morto. Sarai tu a sentire il dolore della morte, dato che il cervello è il tuo. Tu non sei me.

«Taci, cazzo. Sei solo un corpo morto.»

E tu sei solo una testa cucita su un cadavere. Io non sono te.

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